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Dal funnel alla relazione: come stanno cambiando i customer journey

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Dark Chiaro

Come il customer journey evolve dal funnel lineare alla relazione continua.

Dall’acquisizione alla relazione: il customer journey non è più un percorso lineare ma una rete di touchpoint, conversazioni, dati ed emozioni. Analizziamo trend, dati e nuovi paradigmi per costruire esperienze che generano valore e fiducia.

Dal funnel al journey: una trasformazione culturale

Per decenni il modello dominante nel marketing e nella comunicazione è stato quello del funnel: una sequenza lineare che porta il cliente dall’awareness alla conversione, con tappe e metriche predeterminate. Oggi questo paradigma mostra tutti i suoi limiti di fronte a customer journey sempre più frammentati, non lineari e condizionati da variabili sociali, tecnologiche e culturali. Secondo il report “State of the Connected Customer” di Salesforce (2023), l’81% dei clienti si aspetta interazioni personalizzate e coerenti su tutti i canali, mentre il 68% ammette di cambiare brand se non si sente compreso o valorizzato (fonte).

Questa trasformazione rappresenta prima di tutto un cambio di mentalità: il cliente non è più un destinatario passivo, ma un co-creatore di esperienze, parte di un ecosistema aperto dove il valore si costruisce nella relazione continua. La sfida per imprese e brand è quella di superare il modello transazionale per abbracciare un approccio relazionale, fatto di ascolto, dialogo e attenzione ai micro-momenti che segnano la quotidianità delle persone.

Dall’omnicanalità alla personalizzazione: i nuovi touchpoint

La moltiplicazione dei canali e dei dispositivi ha reso i customer journey estremamente articolati e dinamici. Secondo il “Digital Experience Benchmark” di Contentsquare (2024), in media un utente interagisce con un brand su 6,7 canali diversi prima di una decisione d’acquisto significativa (fonte). In questo scenario, l’omnicanalità non è più una semplice opzione, ma un requisito di base: ogni touchpoint deve dialogare con gli altri, offrendo esperienze coerenti e senza soluzione di continuità.

Il passo successivo è la personalizzazione: secondo McKinsey (“Next in Personalization 2023”), il 71% dei consumatori si aspetta offerte personalizzate, e le aziende che investono su strategie data-driven di personalizzazione ottengono una crescita dei ricavi del 40% superiore rispetto ai competitor (fonte). La vera differenza la fa la capacità di unire dati, empatia e tecnologia per costruire percorsi che rispecchiano i bisogni e i desideri unici di ogni cliente.

Customer journey map: dallo strumento alla cultura progettuale

La mappatura del customer journey è passata da semplice strumento operativo a vero pilastro della cultura di progetto. Le organizzazioni più mature coinvolgono team cross-funzionali nella costruzione delle mappe, integrando dati quantitativi e qualitativi, insight da analytics, ricerche etnografiche e feedback continui. Il report “Customer Experience Maturity” di Forrester (2023) evidenzia che le aziende che adottano la journey map come cultura progettuale migliorano del 27% la retention dei clienti e del 31% il valore medio per utente (fonte).

Una customer journey map efficace non è statica: si aggiorna in tempo reale, integra feedback da tutti i canali, mette al centro le emozioni e i bisogni latenti, individua momenti di verità e opportunità di ingaggio personalizzato. In quest’ottica, il design dei servizi diventa sempre più orientato all’ascolto, alla sperimentazione e alla capacità di apprendere continuamente dal comportamento degli utenti.

Dalla conversione alla fedeltà: la relazione come driver

In un mercato saturo di offerte, la vera differenza non la fa più la singola conversione, ma la capacità di costruire relazioni durature. Secondo il “Global Loyalty Report” di Deloitte (2024), i programmi di relazione che integrano esperienze personalizzate, community e meccaniche di rewarding aumentano la retention del 37% e il valore della customer base del 44% (fonte).

La relazione diventa un asset strategico e multidimensionale: non si basa solo su vantaggi economici, ma su fiducia, riconoscimento, valori condivisi. I brand di successo costruiscono community attive, abilitano conversazioni peer-to-peer, valorizzano i feedback, trasformano ogni touchpoint in occasione di dialogo. È la “customer obsession” di cui parlano Harvard Business Review e Forrester: una tensione costante verso la creazione di valore reciproco e di esperienze memorabili (fonte).

Nuove metriche e nuovi rischi: come misurare (e governare) la relazione

Il passaggio dal funnel alla relazione implica la revisione radicale delle metriche di successo: non basta più misurare lead, conversioni o click, ma occorre monitorare l’intera qualità della relazione nel tempo. Secondo Gartner (“Measuring Customer Experience”, 2023), le aziende che adottano metriche evolute di customer experience – come Net Promoter Score, Customer Effort Score e Customer Lifetime Value – riescono a prevedere con maggior accuratezza la crescita futura e a intervenire in tempo reale su criticità e opportunità (fonte).

Tuttavia, l’aumento della complessità porta anche nuovi rischi: perdita di coerenza tra canali, overload informativo, gestione dei dati personali e delle aspettative crescenti. Serve una governance forte, trasparente e orientata all’etica, capace di garantire fiducia, privacy e inclusione. Solo così la relazione digitale può diventare davvero un motore di crescita collettiva, superando i limiti del funnel tradizionale.

Conclusione

Il customer journey contemporaneo è una rete dinamica di relazioni, emozioni e dati. Abbandonare il vecchio funnel significa abbracciare la complessità e la ricchezza dell’esperienza umana. Solo costruendo relazioni autentiche, personalizzate e inclusive possiamo generare valore duraturo per persone, brand e società.

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